Pagine

domenica 13 marzo 2011

Il Prof. Umberto Veronesi è favorevole all'installazione di inceneritori.

Sempre nell'intervista a La Stampa, il Prof. Veronesi ha dichiarato che è favorevole all'installazione di inceneritori, che lui chiama impropriamente "Termovalorizzatori", così come vengono chiamati da tutti i politici altrettanto favorevoli, che non vogliono meditare sulle verità scientifiche, ma pensano solo ai loro interessi, a danno dei cittadini.
Bene, allora leggete di seguito.............
Inceneritori, le verità nascoste
Aveva 46 anni Antoine Lavoisier quando, nel 1789, pubblicò il suo Traité Élémentaire de Chimie (Trattato elementare di chimica) . Un trattato che aprì le porte della chimica moderna e che racchiudeva una delle leggi più importanti su cui si è basata la ricerca: la legge della conservazione della massa. Forse alcuni di voi la ricordano dagli studi del liceo, forse altri ne avranno sentito parlare in qualche trasmissione scientifica; a Palazzo Chigi di Lavoisier non sembrano averne mai avuto notizia.

Da tempo i nostri politici parlano di termovalorizzatori”, termine inesistente sia nel gergo tecnico sia nella stessa lingua italiana, che lo ha dovuto adottare per forza di cose, non essendoci in Italia un confronto pubblico tra i diversi pareri in gioco. Anche in questi giorni, mentre a fatica si tenta di riportare la situazione napoletana alla normalità, la bufala viene riproposta come soluzione. Gli inceneritori - chiamiamoli con il loro vero nome – seguono le stesse leggi della chimica di tutti gli altri processi in natura, riducendo per combustione il volume dei rifiuti immessi, modificandone la composizione chimica, ma non la massa. Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.

All’inaugurazione dell’inceneritore di Acerra, Berlusconi lo aveva definito “un dono di Dio”, una tecnologia innovativa da adottare in giro per l’Italia, che “inquina quanto due auto di media cilindrata poste a 110 metri di altezza”.

La verità, come spesso accade rispetto alle dichiarazioni dei nostri politici, è ben altra. L’impianto di Acerra è ben lontano dall’essere un prodigio della tecnica: dell’energia prodotta, solo un quarto viene impiegata per produrre elettricità. Il calore in eccesso, che potrebbe essere recuperato per il teleriscaldamento, viene smaltito in aria e in acqua, contribuendo ulteriormente all’abbassamento dell’efficienza di produzione, differentemente da quanto dichiarato da alcuni esponenti politici. La pochissima energia elettrica prodotta, in parte riassorbita dall’impianto per il suo funzionamento, viene incentivata oltremisura con i fondi del Cip6, destinati sulla carta alle fonti rinnovabili, il cui 92% – oltre 2.5 miliardi di euro all’anno – è invece finito ad arricchire le imprese che avevano costruito gli inceneritori e chi li ha favoriti.

A una scarsa efficienza energetica si aggiunge l’estrema pericolosità dei prodotti di scarto. Nel solo impianto di Acerra dovrebbero essere processate 81.21 tonnellate di rifiuti solidi urbani ogni ora, dai quali è stata eliminata (a meno di non smaltire le ecoballe che la stessa Fibe, azienda costruttrice dell’impianto, ha prodotto per anni illegalmente) la cosiddetta “frazione umida”. In sostanza, il potere calorifico che permette il parziale recupero dell’energia si basa principalmente su materiali come plastica, legno e carta, ampiamente riciclabili e dalle quali si potrebbe risparmiare fino a 7 volte l’energia impiegata per produrne di nuove e allo stesso tempo dare un serio apporto all’occupazione, visto l’indotto che si crea intorno alla filiera del riciclaggio.

Tuttavia, non si tratta unicamente di un problema energetico. In uscita dall’impianto, tra scorie provenienti dalla camera di combustione e dalle ceneri ottenute dal trattamento dei fumi, escono circa 21 tonnellate di rifiuti speciali, il cui smaltimento resta un compito difficile, generalmente affidato ad impianti di stoccaggio dedicati. Il problema di eliminare le discariche, quindi, è solo ridotto al costo di un aumento della tossicità del rifiuto da stoccare.

Le centinaia di materiali diversi che vengono combusti nell’impianto comprendono anche metalli pesanti e cloro – per citarne alcuni – che inevitabilmente fuoriescono dai camini, spesso legandosi chimicamente lontano dalle centraline di rilevamento per creare composti tossici di cui l’uomo è bioaccumulatore (es. diossine) o ridotte a dimensioni così piccole da illudere i sensori previsti dalla legge (nanopolveri), ma sufficientemente per superare la nostra barriera ematocerebrale e causare un aumento dell’incidenza di patologie oncogene.

Si tratta di circa 65 tonnellate ogni ora a cui vanno aggiunti i reagenti immessi nel trattamento, arrivando a circa 80 tonnellate ogni ora di composti di varia natura immessi in atmosfera, che vanno a precipitare sul terreno di un’area valutabile in qualche centinaio di chilometri quadrati. Nonostante le certezze della scienza, la strategia per affrontare la questione dei rifiuti in Italia è sempre la stessa: assegnare agli inceneritori il ruolo cardine della soluzione, aprire qualche nuova discarica con la scusante dell’emergenza e sbandierare dichiarazioni a vuoto sull’importanza della raccolta differenziata all’interno del ciclo.

Peccato che sia le leggi italiane – in particolare il Dlgs 152/06 e la Legge 296/06 – sia le direttive europee sostengano il contrario, obbligando a quote di riciclaggio del 60% entro quest’anno. Ad oggi, invece, solo 25 province riescono a superare la quota del 40%. Campania e Lazio sono i fanalini di coda tra le Regioni, con poco più del 10% e la Sicilia non gode di posizioni migliori: Palermo e Messina non raggiungono il 5%, saturando discariche che dovrebbero essere destinate ad accoglierne solo una piccola percentuale. San Francisco, la cui popolazione raccoglie quella di Napoli e Roma messe insieme, ha superato da poco il 75% della raccolta differenziata, raddoppiando in pochi mesi la quota attraverso la raccolta porta a porta.Ma il riciclaggio è nemico degli inceneritori, perché li priva della loro materia prima, impoverendo le qualità caloriche del rifiuto urbano e rendendo poco conveniente il recupero energetico, persino in presenza dei fondi del Cip6. Le dichiarazioni dei politici inneggianti a un tragitto obbligato che impieghi entrambe le soluzioni, cominciando dalla costruzione di impianti di incenerimento, mostra l’evidente ignoranza rispetto a semplici principi di fisica e di chimica, o peggio, la malafede nella pianificazione della gestione dei rifiuti.

L’Italia persiste nell’adottare tecnologie obsolete e non sostenibili, che in fondo riflettono perfettamente i caratteri della sua classe dirigente. Assenza di pianificazione a lungo termine, ignoranza diffusa e corruzione: forse i veri rifiuti da smaltire siedono in Parlamento.
Meditate gente...meditate. Fate la raccolta differenziata e divulgate queste notizie, perchè anche i Vs. figli possano sviluppare una coscienza ecologica.

Un cordiale saluto ed un arrivederci alla prossima.

Giuseppe La Barbera
S.E.T.I. Tecnologie Ambientali
http://www.setiambiente.com/

sabato 12 marzo 2011

Perchè le centrali nucleari? Meglio non costruirle!!

Eccomi di nuovo per parlare di tecnologie per la salvaguardia dell'Ambiente. Oggi parliamo di centrali nucleari. Io non sono d'accordo che si costruiscano, perchè troppo dispendiose, perchè sono necessari anni per costruirle, perchè il problema delle scorie resterà sempre un problema molto difficile da risolvere, perchè le centrali non possono essere mai sicure, specialmente se succede un TERREMOTO come quello di ieri in Giappone, dove c'è ormai la certezza che, da una centrale nucleare danneggiata, a quanto dicono i media, fuoriescono già radiazioni che, come è noto, sono tremendamente dannose per le persone, gli animali e l'Ambiente.

Perchè il Prof. Umberto Veronesi caldeggia la realizzazione di centrali nucleari in Italia, proprio lui che è uno dei più noti scienziati della Terra ed esperto di patologie oncologiche. Per me è un controsenso, una grandissima contraddizione. Penso che lui sia stato convinto da quella lobby che in Italia vuole guadagnare denaro (sporco) sulla vita di noi cittadini.

Ecco cosa ha dichiarato non molto tempo fa in un'intervista a LA STAMPA:
RITORNO ALL'ATOMO - LA POLITICA ENERGETICA
Il nuovo incarico: L'oncologo parla per la prima volta da presidente dell'Agenzia per la Sicurezza  
Titolo - Veronesi: "Senza nucleare l'Italia è un Paese morto".
"Spiegherò ai cittadini che si può fare in sicuezza e che non è giusto avere paura". 
Vista con gli occhi del Prof. Veronesi, la questione del ritorno all'atomo è estremamente semplice. Egli ha detto: - Tra 50 anni finirà il petrolio, tra 80-100 il carbone, seguito poi dal gas. Altre fonti non saranno sufficienti a garantire l'energia di cui abbiamo bisogno. Il risultato? Non avremo la luce, non potremo far funzionare i computer o i frigoriferi e neppure far viaggiare i treni. Se lo immagina?
Se questa è la (apocalittica) premessa , non è difficile capire perchè il medico più famoso d'Italia, a 85 anni, abbia deciso di abbandonare il Senato e accettare la presidenza dell'Agenzia per la sicurezza nucleare. L'incarico, ce da scommetterci, porterà con se una cospicua dose di polemiche, ma Veronesi non ha dubbi che il piano possa realizzarsi senza pericoli per le persone e l'Ambiente.
Domanda: Professore, recenti sondaggi dicono che la maggioranza degli italiani è contraria al nucleare, Non la preoccupa andare contro corrente?
Risposta:- No, anzi, la conflittualità mi stimola. Sono abituato ad affrontare problemi scabrosi. L'importante è essere sicuro che la scelta che faccio è moralmente corretta.
E in questo caso, lo è? - Assolutamente si, come oncologo conosco molto bene le radiazioni ed i modi per proteggere i pazienti. Voglio dedicare i prossimi anni ad assicurare i cittadini che non corrono rischi.
Conoscerà altrattanto bene le contestazioni mosse dal fronte degli oppositori, vero?
«Guardi, ci sono essenzialmente tre problemi per quanto riguarda un reattore nucleare. Primo, garantire la sicurezza nel funzionamento ordinario, obiettivo non difficile. Poi c'è la questione delle scorie e mi creda, nessuno mai al mondo è morto per inquinamento da scorie. Infine c'è il fattore umano. La possibilità di poter disporre di persone qualificate è fondamentale. Basta pensare che i due grandi incidenti nelle centrali nucleari hanno avuto una caratteristica comune: sono dopesi da errori umani.
Quel nome, Cernobil, a distanza di 25 anni, agita ancora negli italiani incubi difficili da scacciare.
Lo so, ma so anche che Cernobil è qualcosa che non potrà mai più accadere. Là era tutto sbagliato, c'era una macchina vecchia, pensata per usi militari, non civili. Hanno deciso di fare un esperimento, vera follia in una centrale. Ed il direttore dell'impianto non era un esperto di nucleare. Il fattore umano è fondamentale, la mia attenzione maggiore sarà formare personale adeguato dal punto di vista tecnico, scientifico, ma anche psicologico.
Ma dopo un quarto di secolo lontani dal nucleare, l'Italia ha il bagaglio di conoscenze necessarie?
Due aspetti mi confortano, in primo luogo che abbiamo mantenuta viva la ricerca e centri come quello di Casaccia, vicino a Frosinone, sono all'avanguardia. Poi il fatto di ripartire da zero, ci consente di utilizzare le tecnologie più moderne ed il tempo necessario a impiantarle, ci darà modo di creare competenze per usarle al meglio.
C'è chi sostiene che le tecnologie scelte dall'Italia per le nuove centrali, rischino di risultare superate una volta che gli impianti sono entrati in funzione. Come risponde?
Ma noi non abbiamo fatto ancora una scelta definitiva, per cui l'obiezione non è fondata. E poi una centrale è studiata per durare da 60 a 100 anni. Se anche ne trascorrono 10 per averla operativa, certo non può essere considerata vecchia.
Torniamo al primo problema che lei ha sollevato, il funzionamento del reattore. Gli ambientalisti ripetono che, pure in condizioni di normalità di un  impianto, ci sono piccole dispersioni che creano conseguenze per la salute. E' vero?
E' un'invenzione assoluta, non esce nulla o, meglio, esce dell'acqua che può avere piccole quantità di radiazioni, ma molto inferiori ai limiti previsti dalla legge. Non crea problemi.
Resta la delicatissima questione delle scorie e di come smaltirle. Quando nel 2003 il Governo individuò Scanzano Ionico come sede del deposito nazionale, ci fu una sollevazione popolare. Come pensa di affrontare questo aspetto?
Solo una piccola parte di scorie  richiede millenni per depotenziarsi completamente. Vanno messe in sicurezza  e ci sono le condizioni per farlo, dentro una montagna o a grandi profondità. Al tempo stesso si stanno affinando tecniche per renderle innocue più in fretta. Soprattutto l'Italia può non avere depositi di scorie pericolose. Si tende ad individuare un unico sito per Continente. Ci sono 3 soluzioni allo studio, tutte fuori dai ns. confini. Ma il punto vero è che le scorie sono si un problema serio e costoso, ma non devono spaventare. Non si sorprenda se dico che c'è più radioattività in un ospedale.
La realtà però è che c'è molta paura fra la gente. Questo non conta?
Ho trascorso la  mia vita a combattere le paure ingiustificate. Ma voglio dire che spesso la paura è frutto dell'ignoranza. Sono timori vaghi, confusi, sui quali giocano alcuni movimenti politici. Il risultato? Non si possono usare gli OGM, non si fa la TAV, si bloccano i "termovalorizzatori".
Mentre lei non ha dubbi che la soluzione del nucleare sia sicura?
Certo. Guardiamo cosa succede nel mondo. Tutti i paesi puntano sul nucleare. La Cina ha previsto 120 centrali, l'India 60, la Francia ne ha già 62, ecc. Ma lo sa che anche i paesi del Medio Oriente, ricchi di petrolio, stanno puntando sul nucleare? Gli Emirati Arabi hanno ordinato 4 reattori, tanto quanti ne sono previsti in Italia. Possibile che siamo noi i più intelligenti ad opporci?
Le fonti rinnovabili non possono essere un'alternativa?
Sarebbe bellissimo, ma dobbiamo intenderci. Dalle biomasse può arivare il 2% del fabbisogno italiano, così come dalla geotermia.  L'eolico procede, ma abbiamo poco vento e bisogna pensare anche al paesaggio ed al turismo. Resta il solare, io sti giusto mettendo un impianto FV nella mia casa di campagna, ma è questa la dimensione, è valida per le famiglie, ma non per una grande fabbrica.......
 A questo punto non continuo più con il testo dell'intervista, constatato che, quest'ultima affermazione denota la completa incompetenza di Veronesi nel settore del fotovoltaico. Infatti sono nati e stanno nascendo grandi centrali FV, interi campi FV che sviluppano milioni di kWh di energia elettrica. Impianti su capannoni industriali di grandi fabbriche appunto, per non parlare degli impianti a concentrazione ed alle tecniche innovative che permettono di coprire grandi superfici, integrando il FV architettonicamente in diverse installazioni. E, per concludere io dico:- Cosa ne pensa il Prof. Veronesi di quanto è accaduto in Giappone ieri. Il terremoto ha danneggiato una centrale nicleare, che, a detta dei media internazionali, ha contaminato già alcune persone. Come può egli affermare che le centrali nucleari sono sicure anche in presenza di catastrofi ambientali di questa natura? Io ho finito. A Voi, se vorrete, le Vs. gradite considerazioni.
Un saluto alla prossima discussione sull'Ambiente e ricordate che bisogna "INVESTIRE IN SALUTE PER .. VIVERE BENE".  Visitate il mio sito: http://www.setiambiente.com/  - Ciao.